Momenti

Giornate intere le passo con pensieri fissi, a volte uno solo…e tutto il resto mi scorre a fianco deviando come flussi areodinamici sul paraurti di un auto, scivolano cosi veloci che quasi sembrano linee luminose che si espandono verso la vista periferica. Mi accorgo solo dopo un po’ che non presto attenzione, che non ascolto, che chiedo “Cosa?” per l’ennesima volta, come se avessi tenuto la testa sott’acqua, suoni ovattati. Quando c’è il sole poi, quando sento la pelle che brucia , il pensiero è unico

 “Non manca molto all’estate”

Non ricordo esattamente quando, era tanto tempo fa, forse in prima superiore…la professoressa ci fa scrivere un tema, dobbiamo descrivere noi da grandi e la cosa ci diverte un sacco. Ci mettiamo d’accordo l’un l’altro, ci inseriamo nei vari racconti. Siamo adulti di successo…io scendo da un aereo che ho pure disegnato, salgo su una spider con gli altri, ci andiamo a divertire.

Nessuno che descrive una vita normale, semplice, felice.

Nessuno che ha paura.

E ora eccomi qua. Non ho disegnato aerei, ne automobili…i miei compagni di una volta li vedo pochissimo. Non salgo su spider verso improbabili feste…in realtà sono seduto su un muretto che sta a 3 chilometri da dove vivo e dove sono cresciuto in questi precedenti 33 anni. A volte mi sento tranquillo, altre in ansia, altre solo. A volte mi piace andare in giro ad esplorare i posti con la musica nelle orecchie…altre amo saltare ai concerti con gli amici. Mi manca il mare, sempre. Voglio bene alla mia famiglia ma l’amore che prendo non mi basta mai e se dovessi riscrivere quel tema oggi, se dovessi immaginare di nuovo il me stesso ideale, allora scriverei…

“Mi sveglio. Fuori c’è il mare ed è una bellissima giornata”

Non riesco ancora a pensarmi felice, la felicità è ancora qualcosa di troppo grande e complicato per me, un concetto da chiarire con troppe cose che ancora non comprendo, da quelle molto piccole a quelle molto grandi e quei piccoli momenti di dubbio e panico anche…più di tutti fanno riflettere, quelli.

Dentro la vasca, la mattina quando mi faccio la doccia, ad esempio, c’è un momento in cui ho paura. Soffione in mano e acqua calda che esce e io immobile con qualche motivo dentro che mi impedisce di buttarmela addosso, come se potesse farmi male o darmi fastidio. Succede solo nel mio bagno…non ho nessun problema nei cubicoli o nelle vasche di hotel o di parenti e amici. Un trauma del passato? E’ successo qualcosa? Oppure è solo il ricordo di quella prima volta che hai avuto ‘paura’ di una cosa cosi stupida? Derivato di un derivato? Te che ti fai il bagno nei mari ghiacciati spaventato da dell’acqua calda…cosa ti succede?

Dubbi, piccole cose, momenti scollegati dal continuum spazio temporale che impiego in situazioni inventate assurde, paranoiche e disturbate. Il finestrino destro della Lupo ancora non va quindi immagino che mi fermino lungo la strada, la polizia…e scende l’agente e mi tamburella sul vetro ma ovviamente non posso aprire e quindi io apro la portiera.

Di solito finisce con un agente che mi spara in un giorno di pioggia, autostrada, piazzola, asfalto nero, notte.

Basta poco. Una foto, una frase, un ricordo. Quel che è bello si trasforma, riesci a sabotarti facilmente con il minimo dell’impegno. Sai che soffri il caldo ma ora stai bene, in compagnia di tutti. Ma ne sei sicuro? Perchè forse hai caldo invece, ed inizi a sudare. Com’è possibile se stavo bene due secondi prima?

Ieri, il salone illuminato da luci alle pareti, e vorrei parlare con quella ragazza che balla il tango…bella forse bellissima, maglietta in pizzo e gambe chilometriche seduta con aria malinconica li sulla destra, in mezzo a due donne più vecchie…triste perché tutti danzano e lei no forse, ma questo lo penso io…uno si fa coraggio e la invita e tutto cambia, sorriso e si vede che brucia dentro per il ballo, i capelli neri che quasi si gonfiano.

Vorrei chiederle il nome ma non lo faccio, eppure sarebbe semplice, semplicissimo…anche solo per la scusa di una foto rubata. Avrei dovuto.

Avrei dovuto. Lo so.

 

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