Se c’è qualcosa che ho imparato a fare da quando sono rientrato a lavoro è pisciare senza dover guardare verso il water.
Che se porti gli occhiali e porti anche una mascherina e Satana non voglia anche i guanti lattice/supercollosi/scorticaepidermide, quando te lo prendi in mano per una tonificante pisciata a metà mattinata, gli occhiali scivoleranno inesorabili verso quella parte del mondo ancora non esplorata dall’uomo, densa di oscure materie, creature strane e pericolose, conosciuta come…
*Tema principale di Jurassic Park, John Williams, 1993*
“Buco del Cesso”
Quello che succede in pochi istanti è che molli il tuo affare cosi finalmente libero di sputare dove cazzo vuole muri asse vetri maniglie, finalmente libero dal giogo umano, voglioso di libertà dopo tre settimane di maltrattamenti continui causa PornHub premium gratis*
*Il mio affare mi ha notificato tramite i suoi due avvocati che da oggi è ufficialmente membro (ahahaha) dell’ A.M.P, Associazione Maltrattamento Peni, che si batte per i diritti dei peni ingiustamente maltrattati e schiavizzati dagli umani. L’A.M.P. si sta muovendo per redigere nuovi condizioni contrattuali che favoriscano un’ambiente di lavoro sano e non eccessivamente logorante. In contemporanea con la nota stampa fornita, è stata creata anche una petizione che potrete consultare tramite il link sottostante.
https://www.change.org/bastaconlosfruttamentodeipeni
Cerchi di prendere gli occhiali al volo nel loro tentativo di tuffo carpiato arrotato pur sapendo, essendo un tipo pulito, che dovrai lavarli per i tradizionali 35 minuti per levare germi, virus e particelle di cazzo da ovunque. Spesso li salvi recuperandoli stile film americano figa che cade dal grattacielo mano magica dell’eroe che la afferra per il polso e la tira su che poi, pensando alla fisica, come minimo nella vita reale le si staccherebbe la mano e via giù a baciare l’asfalto 292 metri sotto.
Un altro paio di volte ti va di culo, tre rimbalzi sull’asse e poi giù per terra e ora dovrai non solo lavarli, ma anche disinfettarli e probabilmente esorcizzarli. Se sei sfortunato invece, finiranno nel misterioso…
“Buco del Cesso”
…e a quel punto li dovrai ricomprare.
Dopo una settimana di collaudi più o meno efficaci, varie tecniche, tutorial su youtube, sedute di meditazione e stretching, adesso piscio senza guardare in basso. Entro nel bagno piastrelle beige luce al neon, acuìsco i miei sensi, imposto la traiettoria e via, capto le vibrazioni del liquido che si infrange sul bianco (forse una volta) ceramica del bordo-maelstrom del cesso aziendale, controllo il beccheggio con precisione millimetrica mentre il cervello elabora i dati come pressione atmosferica, velocità di flusso, potenza del getto, tutto a velocità sovraumane che NASA fammi il piacere.
“Ho un superpotere”. E siamo a due.
Altra faccenda risolta abilmente in questa quarantena, è la sfida dell’ ‘appannamento lenticolare’, tipico di quando vai in giro con la faccia da ninja ma con occhiali da impiegato di banca. L’aria si incanala tipo torrefazione dalla camera-mascherina, sguscia da anfratti, fuoriesce calda e vaporosa sull’unico oggetto che ti può rompere i coglioni più di una moglie oppressiva: l’occhiale.
La tecnica principale che uso è quella di scoprire parte dell’epidermide tirando un filo in basso la mascherina, per avanzare leggermente gli occhiali lungo il naso, così da creare un camino naturale libero da ostruzioni per il vapore acqueo, finalmente libero di salire verso l’atmosfera e contribuire operosamente al ciclo meteo-atmosferico e conseguentemente al grandioso ciclo della vita che ci dona la pioggia per dissetare le piante di melanzane dei nostri orti o per rimpinguare le falde acquifere evitando che i pescigatto muoiano asfissiati su battigie fangose e crepate dal sole.
Questo piccolo miracolo però si scontra con le esigenze estetiche di uno che oltre ad essere pelato e ciccione porta pure degli occhiali del cazzo; la posizione avanzata degli occhiali, che da vivere assomiglia un po’ come a mirare con un fucile da cecchino perché vedi tutto il bordo nero sfocato attorno alla lente, li rende facilmente proni a scivolare verso il basso sempre e comunque porcocazzo e dannata gravità, cosa risolvibile esclusivamente con il ridicolo gesto del ditino indice che si appoggia sull’occhiale spingendolo quei 3 mm più in su, rendendoti oltre che ciccione e pelato, anche una caricatura di un secchione a qui mancano svariati Novembre nel cervello.
Ma si sa, non è il momento di apparire, c’è solo sostanza di cui preoccuparsi, in questi tempi bui.
Mi vesto una volta a settimana e l’outfit rimane uguale sia che stia lavorando o prendendo la benedizione dal papa via streaming WiFi o incanalato nell’infetta fila di un Supermercato pieno di ogni bene tranne che per le kinder fetta a latte.
Non taglio i capelli da un po’ per avere quell’aria da Monaco benedettino che mi dicono tornerà di moda dopo quel glorioso periodo nel 530 dopo CRISTO, la barba è ricettacolo di nidi primaverili di specie di uccelli che si pensavano estinte, indice di una Natura che si riprende il territorio sottratto nei nostri 300.000 anni di dominio…animali selvaggi orsi cervi cinghiali e struzzi che scorrazzano nelle nostre strade e che verranno spalmati sull’asfalto una volta che il premier ci darà il “liberi tutti”.
L’agognata ‘LIBERTA’!’
Peccato, perché tutto ciò, in fondo mi piace. La mia vita non è molto diversa al momento da quella di un eremita puzzolente e barbone che vive in una caverna in mezzo alla foresta, e la cosa non mi disturba affatto. Il non dover impegnarsi per rientrare in tutti quegli schemi preimpostati, outfit, dress code, “non venire con la maglietta dei Metallica quando ci sono i clienti”, libero di sbattermene le palle di ogni cosa perché nessuno ti sta giudicando e tutti siamo sulla stessa barca, libero di sentirmi comodo o senza la barba fatta. Libero anche se non posso uscire di casa.
Forse è questo il ‘liberi tutti’ che dovremmo aspettare? La vera libertà? Essere come cazzo ci pare?
Perché se ci pensi, a cosa sono servite tutte quelle regole che avevamo prima di tutto questo? Che cosa te ne fai, adesso?
Ora che tutto il mondo è cambiato per un qualcosa infinitamente più piccolo di quel pelo superfluo sul sopracciglio che estirpi con cattiveria o quel minuscolo brufolo sull’orecchio, torneranno di nuovo quelle regole inutili, più forti di prima? Le etichette, gli stereotipi, i codici a barre da attaccare su ogni cosa o persona?
Non lo so, ma temo di si.
Magari inizieremo proprio con il dress code anche sulle mascherine, solo bianche o nere, no chirurgiche che fa barbone, abbinate alla cravatta dai, esterno di seta, con il marchio, come quella che indossa la modella DESIGUAL, quel nuovo modello con casse esterne che sparano trap a bombazza e NO! a quella con la faccia disegnata in ufficio e quei colori sono troppo accesi e “CAZZO TI AVEVO DETTO SUI METALLICA?”
“Ma è una mascherina!”
“Frega un cazzo! A me fanno schifo i Metallica!”
“Ok”.