Vado a dormire ad orari improponibili svegliandomi al primo strillone che urla “Pesce! Pesce! Pesce!” o quell’altro in macchina, che in 30 anni che lo sento non ha mai cambiato l’altoparlante e che se anche recitasse la Divina Commedia alla perfezione si capirebbe comunque e solo “Bambarembebeeeeurrr” gorgogliante ed ecoeggiante tra le vie del mie paese.
Mai capito cosa venda.
Il pomeriggio al mare, sabato, precisamente tra le 12.30 e le 14.30, quando la spiaggia da morbido rifugio estivo si trasforma nel deserto radioattivo di Mad Max, è il momento giusto per dormire quel paio di ore che mi permettano di andare avanti fino al prossimo giorno. Sempre che, non sia circondato da una schiera di personaggi che turbano il mio equilibrio psicofisico.
Come il bagnino che ho a pochi metri di distanza, esteticamente più simile ad un esperto di Carbonara e agonista in gare di mangiatori di anguria e maionese che un baluardo del salvataggio marittimo, nonostante il salvagente già incluso nella struttura fisica in zona ombelico. Nel suo doppio ruolo di salvatore di vite (“Tranne la sua!” urlano le coronarie) e gestore dello stabilimento balneare, strilla continuamente ordini a ragazzi-schiavi sottopagati che occupano abusivamente la spiaggia alla prima famiglia che si leva dal cazzo rubando un altro pezzo di sabbia pubblica, di corsa, sfoderando uno strano aggeggio per fare i buchi da cercatori di petrolio. Buchi in cui infilano un megaombrellone con tanto di tavolino integrato e due sdraio larghe quanto un pannello fotovoltaico industriale.
In una sorta di catena di favori di stampo mafioso, in poco tempo 30 suoi parenti e amici occupano gran parte della spiaggia libera creando una tendopoli che odora di melone e nduja e dove l’unica legge è la loro.
La lingua è incomprensibile ai più.
Le famiglie attorno non sono meglio. Una ha un branco di pargoli che urla “Onde più alte! Onde più alte!” credendo di spronare la natura a fare meglio di queste ondine da due metri con magari uno Tsunami quando pesano 50 kg se messi tutti assieme, bagnati, dentro un sacco di liuta e verrebbero spazzati via da un vento a 0.5 km/h, figurarsi da un’onda. Vorrei suggerirgli di provare a spronare Dio urlando una bestemmia per insegnare il metodo, ma mi contengo.
Quella alla mia destra invece, ha dei problemi con la prenotazione su Booking ma si trova nell’unica spiaggia della zona con la stessa copertura di rete del lato oscuro della luna.
“Houston abbiamo un problema con quel B&B ad Alghero…non è arrivata la mail di conferma”
Questa cosa la manda in bestia e quindi sbraita e maledice operatori telefonici e celle satellitari neanche fossero patroni di qualche villaggio dell’entroterra, San Vodafone prega per noi. Nella disperazione più totale, cerca il supporto del marito, una specie di campionario dei 10 metodi più stupidi per ustionarsi in vacanza, spiaggiato come un cetaceo su una sdraio con sopra un coraggioso asciugamano della Kinder che a stento lo contiene e sotto tre ombrelloni che “Dracula levati!” dall’ombra che c’è li sotto. Il buio. Tenta di calmarla gesticolando evitando che i suoi arti tocchino la luce che ormai è sicuro, lo ridurrebbe in cenere almeno quanto la moglie. Se non ci fosse ‘audio’, la scena si potrebbe leggere come una donna che impreca contro il mondo per la sfortuna del suo uomo lebbroso.
Circondato da disagio e fastidio non posso che rifugiarmi in acqua sperando che Dio Nettuno sia più clemente di quello celeste ma oggi è evidentemente la giornata della sofferenza e quindi ecco altre famiglie ma stavolta con i pedalò, e nemmeno quelli base di quando ero piccolo io, che in pratica erano delle zattere non-biodegradabili che negli anni avranno fatto fuori 300 specie diverse di fauna marina, ma Pedalò-catamarani alti 3 metri dotati di scivoli degni di un aquapark, fucili ad acqua con pressione 300 bar, Soundbar da 4000 Ampere caricata a Reggaeton.
L’idea di un classico bagno da vecchio di merda viene infranto da partite di Acqua-volley, MILF in pose instagrammabili e tutta la flotta di Pedalamarani che sembra in procinto di emulare Dunkirk.
Sconfortato e confuso, esco dal campo di guerra proprio mentre la flotta a babordo decide di attaccare le navi a tribordo e le truppe appena sbarcate, attaccano con i loro superliquidator.
Decido di andarmene raccogliendo i miei stracci e il mio ombrellone. Lo spazio viene subito conquistato dal clan del Bagnino in meno di dieci secondi che “ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ‘o nuost”.
Mentre sono sulla via del parcheggio, sento il cellulare che vibra
“Domani sono a casa…mare?” mi chiede Michela.
Domenica. Agosto. Io che non imparo mai nulla da miei errori. Cosa potrà mai andare storto?
“Certo” le dico.